Camilla Baresani, Vito Mancuso e Nives Meroi vincono il Premio Cortina d'Ampezzo 2014
Le terzine finaliste: Baresani - Capretti - Polillo per il Premio Cortina. Armiero - Camanni - Mancuso e Meroi per il Premio della Montagna
È “Il sale rosa dell'Himalaya”, il romanzo di Camilla Baresani, pubblicato da Bompiani, il vincitore della quarta edizione del Premio Cortina d’Ampezzo. Mentre il Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo, consegnato oggi nella grande celebrazione cortinese, va a “Sinai” (Fabbri), di Vito Mancuso e Nives Meroi.
Sono i due vincitori assoluti del riconoscimento letterario intitolato alla Regina delle Dolomiti, presieduto da Vera Slepoj, organizzato con Francesco Chiamulera. Presidenti delle Giurie sono Gian Arturo Ferrari e Arrigo Petacco. I finalisti del Premio erano, nella sezione narrativa italiana, Luciana Capretti, autrice di "Tevere" (Marsilio) e Marco Polillo, autore de "Il convento sull'isola" (Rizzoli).
Per il Premio della Montagna, Marco Armiero, autore di “Le montagne della Patria” (Einaudi) e Enrico Camanni, con “Di roccia e di ghiaccio, storia dell'alpinismo in 12 gradi" (Laterza).
Due giurie di eccellenza hanno lavorato nella mattinata di venerdì, nella splendida cornice del Franceschi Park Hotel e alGolf Club House di Cortina, per consegnare il risultato. La prima a riunirsi è stata la giuria del Premio della Montagna, presieduta dallo scrittore e giornalista Arrigo Petacco, con Almerina Buzzati, Gianfrancesco Demenego, Giovanna Martinolli, Giuliano Pisani, Ennio Rossignoli, la Famiglia Sovilla, Clelia Tabacchi Sabella, Marina Valensise, Marino Zorzato.
Alla fine l’hanno spuntata Vito Mancuso e Nives Meroi con il romanzo “Sinai”. Nella motivazione si legge: “Alla originalità del soggetto, che pone la montagna sacra dell’ebraismo al centro di una duplice esperienza: l’impresa alpinistica e il percorso storico e teologico che ad essa si accompagna, si aggiungono la suggestione di una storia adagiata sui riflessi di una natura spettacolosa e le affascinanti esplorazioni di un viaggio all’interno della coscienza. Inoltre, ambientato com’è nei luoghi dove oggi risuonano tragici rumori di guerra, il racconto di Nives Meroi e Vito Mancuso può leggersi come un implicito richiamo ai valori della pace”.
Al vincitore una scultura di Maurizio D’Agostini, “Il sogno del poeta”.
Uguale situazione di assoluta incertezza sul nome del vincitore per la riunione della Giuria del Premio Cortina, guidata da Gian Arturo Ferrari, Presidente del Centro per il Libro, con Walter Mariotti, Giacomo Marramao, Paolo Mieli, Gennaro Sangiuliano, Alberto Sinigaglia, Dino Tabacchi, Giuseppe Zaccaria, Francesco Zonin.
I Giurati hanno premiato infine il romanzo di Camilla Baresani, “Il sale rosa dell'Himalaya”.
Nella motivazione si legge: “Il sentimento dominante nel romanzo di Camilla Baresani è la fragilità. E di conseguenza, siccome tutti trasponiamo le nostre letture nella nostra vita, quel che all'inizio è solo una punta di inquietudine diventa poi un senso di disagio e si trasforma alla fine in un allarme che per essere diffuso e sottopelle non è meno urgente. È - o comincia ad apparirci - fragile e illusorio il senso di sicurezza, di tranquilla confidenza che avvolge le nostre vite. Come per Giada, la protagonista del romanzo, possono bastare due balordi qualsiasi, uguali a quelli che sfioriamo tutti i giorni senza neppure vederli, e basta insieme la combinazione di alcune normalissime circostanze per sbalzarci di colpo fuori dalla civiltà, in una barbarie che neppure sappiamo immaginare, indifesi di fronte alla violenza assoluta. È fragile l'armatura di convenzioni sociali entro la quale viviamo. Dalla futilità pretenziosa, ben rappresentata dal sale rosa dell'Himalaya che dà il titolo al libro. Alla finzione di cordialità dei rapporti di lavoro, maschera di una cruda struggle for life. Alla compunta retorica dei servitori dello Stato, che copre in realtà la ricerca affannosa di una qualsiasi luce di ogni qualsiasi ribalta. Sono fragili, fragilissime, le persone. Sbadate, distratte, incapaci di muoversi e di reagire appena l'irruzione dell'imprevisto le fa uscire dal copione che si sono scelto e che pensavano inattaccabile. Pronte a tradire soprattutto, a rinnegare, a sfuggire. Costruito sui due movimenti simmetrici di una discesa agli inferi e di una risalita "a riveder le stelle", il romanzo della Baresani nasconde dietro un tono agile e sorvolante, dietro l'ideale precetto di non dare troppo peso a nulla, una consapevolezza amara. Quella di essere prigionieri non già di delinquenti come quelli che tengono Giada, ma di un mondo intimamente falso e bugiardo. Tanto che il gesto finale di Giada, in sé stupefacente, si comprende proprio come unica via di fuga dalla prigione costituita da quel mondo. Molto peggiore in realtà della concreta e miserabile prigione in cui Giada è stata così a lungo tenuta".
Al vincitore una scultura realizzata da Maurizio D'Agostini. Il vincitore ha ricevuto anche un prezioso occhiale Salmoiraghi&Viganò, impreziosito da un cofanetto che raca inciso l'incipit del libro vincitore.
Dopo la cerimonia di proclamazione al Cinema Eden il premio si è spostato nella splendida cornice dell’Hotel de la Poste, affacciato sulla Regina delle Dolomiti, per la tradizionale cena di gala a inviti.
L’ALBERO DELLE PAROLE. In onore dei libri vincitori del Premio Cortina d'Ampezzo, sabato 30 agosto, alle ore 12:00, alle pendici delle magiche Cinque Torri di Cortina, sul territorio delle Regole d’Ampezzo, sono stati piantati due esemplari di pino cembro con una targa che ricorda titolo e autore dell’opera. Il pino cembro, albero secolare, è un simbolo della Natura cortinese e al tempo stesso della persistenza della memoria. L’iniziativa L’Albero delle Parole, da un’idea originale di Alessandro Mazzucato, è realizzata in collaborazione con il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
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